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domenica 21 gennaio 2018

E i diritti umani?!


Sono arrivata a Davao City, lasciando un posto paradisiaco a dir poco. 
Palawan non ha grossi problemi, diciamocelo. Se ti accontenti di dormire per poche centinaia di pesos, ti capiterà di fare la doccia nel cesso, con un mestolo. Però avrai pur sempre un letto con lenzuola pulite. I bancomat funzionano a rate e non sono sempre carichi per contenere le richieste di tutti i turisti. E’ un’isola turistica, ma non ancora così tanto di massa, o forse è soltanto che non è alta stagione.
I rigagnoli che costeggiano le strade emanano un odore, voglio pensare, simile allo zolfo e le case non sono altro che pezzi di lamiera e legno posizionate alla bell’e meglio. Un fiume di tuk-tuk scorre notte e giorno avanti e indietro alla ricerca di turisti a cui fare la cresta.
Davao non è ai livelli di Manila e del suo traffico, ma non è da meno.
Qui i problemi ci sono. Ci sono zone in cui è meglio non andare, nemmeno di giorno. C’è il problema della droga. Qui i poliziotti ti danno un primo avvertimento - secondo le leggi di Duterte - bussando alla porta e dicendoti di lasciar perdere. Qui i poliziotti che ti bussano una seconda volta alla porta, per lo stesso motivo, hanno in mano un mitra e lo usano senza chiedere il permesso, ma solo perché hanno il sentore che tu non hai capito il primo avvertimento. Qui se i poliziotti entrano in casa quando lo spacciatore è seduto a tavola con il suo bambino e decidono di sparare e uccidere anche il figlio, beh, pazienza. Qui non è permessa una piantina di marjuana in casa, nemmeno per uso medico. Qui si smette presto di studiare, perché c’è da lavorare e se il lavoro consiste nell'andare sulle strade o di essere coinvolti nel traffico di persone, non ci si può lamentare.

Qui si prova ad andare avanti e a far qualcosa, sempre con il sorriso e sempre cantando.