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lunedì 8 gennaio 2018

Next stage: Philippines Project

Spiegherò brevemente cosa andrò a fare nelle Filippine.
Dopo una settimana in cui finalmente potrò visitare quel paradiso tanto agognato che è l’isola di Palawan (e per la quale ho rotto le palle a mezzo mondo), mi dirigerò sull’isola di Mindanao, a Davao City.
Mindanao non è tutta rose e fiori ed è forse per questo che una importante associazione ha deciso di convergere su questo Paese, in particolare su questo territorio.
Cosa farò?
Mi cimenterò in qualcosa, anche se ancora non so che cosa. Quello che so è che darò tutta me stessa in questo progetto. Perché è quello che voglio, che serve a me e a loro.
Quanto tempo vi dedicherò?
Tutto quello che serve. L’impegno in ogni caso è previsto per 3 settimane, per questioni di visa free, ma chissà.
Chi è l’associazione?
Si tratta dell’ECPAT (End Child Prostitution in Asian Tourism), che contattai qualche anno fa per via della mia tesi di laurea, la quale fu rigettata per argomenti di cui nessuno vuol sentir parlare. Ma io sono testarda come un mulo e ne parlo! Perché questa è la parte del turismo che non tutti sanno e che non va taciuta.

Il mio interesse per il turismo nasce da non so nemmeno quando. Un giorno, per caso, presi una rivista che leggeva solitamente di mio fratello e che riportava un articolo sul Vietnam e quello che le donne ed i bambini avevano subito e continuavano a subire. Mi toccò molto nel profondo. Ero piccola e mi immedesimai da bambina e da futura donna. Credo sia partito tutto da lì. Ma il tempo dà e il tempo prende e così ora è arrivato il momento. No, non salverò il mondo, questo è chiaro come l’acqua, ma se anche il solo spostare uno spillo può far qualcosa, bene, lo farò.

Ho voluto attendere che le carte fossero sul tavolo prima di parlarne apertamente. Nonostante qualcuno lo sapesse a spizzichi e bocconi.

E qui vorrei RINGRAZIARE le persone, che non starò a citare, che mi hanno ascoltata, aiutata e sostenuta in questa scelta.