Patch

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lunedì 26 febbraio 2018

Riflessioni #X

Certe volte mi sembra di aver già visto tutto di questo mondo. Com'è possibile. Ho visto così poco, eppure trovo tanto di quello che ho già visto.
Alcune volte mi sembra che più nulla mi possa sorprendere, o forse è solo una situazione momentanea e non sto realizzando cosa sto facendo.
Forse dovrei scrivere per l'ennesima volta che ho venduto casa, che il mio gatto mi ha mollata (pure lui, anzi lei), che l'unica cosa di materiale che ho e dove potrei dormire qualora fossi alla frutta, sarebbe la mia macchina senza assicurazione ormai. Non ho più un lavoro e quelli che erano gli affetti, le amicizie e altro le vedo sempre più sfuocate. Non sto dicendo che non siano presenti alle volte, ma vivendo meno la presenza è normale perdere di vista alcune cose.
Questo sono sicura che si risolverà appena ritroverò tutti, se i legami sono veri.. e quelli non veri, beh si sfalderanno del tutto trovando il posto giusto.
Eppure poi mi ritrovo in alcuni posti che mi trasmettono quello che cerco, ovvero quella pace che non riesco a trovare e allora capisco che forse dovrei proprio essere lì, dove sono e in nessun altro posto.
E anche questo post, mi verrebbe da cancellarlo perchè sono una miriade di cazzate, ma le tengo, come tutto il resto, per capire.
Ma non potevo nascere con il desiderio di avere una vita come ce l'hanno tutti? Senza farmi troppe domande?
Mi trovo qui a scrivere su un tavolo di un ostello, pieno di mappamondi che mi fanno star bene, in queste vallate che mi danno pace e che alla mattina insieme al sole si solleva quella nebbiolina che ti entra nelle narici, eppure manca qualcosa. Manca sempre qualcosa e non capisco cosa.
Ovunque sono manca sempre qualcosa.
Sono entusiasta di stare qui, altrimenti sarei già scappata, come è successo in Indonesia, ma non capisco di cosa ho bisogno.
Mi sembra di non essere giusta in nessun posto.
Troppi pensieri come sempre, che si mescolano e io ho un senso di pesantezza sullo stomaco che mi tiene a terra.
Ho talmente allontanato tutto e tutti che non penso nemmeno più se qualcuno può soffrire per qualcosa che faccio. Forse non ci penso più e ho smesso di preoccuparmente. Ma poi c'è qualcuno che soffre per quello che faccio o che dico? Ma chi poi, ormai..

sabato 24 febbraio 2018

Cameron Highlands

Lasciare Ipoh non mi è dispiaciuto e dopo la palpata di culo da parte di un indiano, onestamente mi sta un po' passando la voglia di andare in India.
Partiamo dal presupposto che non amo essere espansiva con le persone che conosco poco, figuriamoci da un estraneo. Ma credo sia normale per tutti, no?
Come accidenti ti viene in mente di fare un gesto del genere, entrare nella mia sfera privata.. cazzo un po' di psicologia.. le basi proprio! Va beh, ma che voglio pretendere.
In ogni caso mi ha lasciata inviperita tutto il giorno, ma non tanto per il gesto, ma perchè non gli ho tirato un calcio nelle palle e mi son trattenuta... PERCHE'?!?!?
Così, ieri, sono andata in mezzo alle cave e alla foresta a camminare. Mi sentivo un elefante nella jungla. Uno spettacolo.
Di rientro ho trovato nella biblioteca dell'ostello il libro di Hesse "Siddharta", mi sono posizionata sul divano bella comoda, una tazza di tea ed il libro. Da quanto non lo facevo. Mi sembrava di essere a casa (beh, con un po' più di gente in giro).
Stamattina ho salutato i miei compagni di stanza, che pazzi Robert e Birgit. Lei è una grande, bellissima donna, sempre entusiasta e sorridente. Da Colonia a Tokyo in bici. L'ho convinta ad andare a visitare Shikoku, ovviamente.
L'autobus per le Cameron non si poteva definire un mezzo di trasporto, ma una carretta con le ruote che non so come abbia tirato sulle salite. In ogni caso sono arrivata e la notizia è che fino al 27 o 28 non ci sono mezzi che vanno alle Perhentian. Volendo qui ci sono un sacco di trekking da fare e per ora starò qui fino al 26. Magari più tardi vado anche a capire se è il 27 o 28. Perchè se fosse il 27, posso anche farci un pensiero, altrimenti poi mi rompo.
Ho visto delle cascate qui vicino, ci sono le colline del tea da vedere, che volevo vederle con l'alba, ma domani c'è nuvoloso tutto il giorno, ma non importa. Saranno ugualmente bellissime e non vedo l'ora di fare qualche foto ai raccoglitori o almeno spero si possano fare. 
Mi piace da matti questo genere di posti.
Per il resto?! Beh, c'è poco ormai da dire e lo vedo. Si vede. Credo di aver ricevuto tutte le risposte di cui avevo forse bisogno. No, non sono chiaramente felice, ma più di così non posso fare. 
Credo che comunque il senso mi perseguita e mi perseguiterà sempre. Quel velo c'è e rimane. Rimango imbambolata a pensare. La gente mi parla e non l'ascolto, nonostante le guardo negli occhi. Ma dopotutto, cosa potevo pretendere.
Sì, saranno sempre gli stessi discorsi, ma è il mio diario.
E quindi nulla. Anche la speranza è stata chiusa nel cassetto, come i sogni e le emozioni, quelle profonde, e fare come se nulla fosse ritornerà ad essere un'abitudine, già sperimentata più volte e che ormai vesto bene.



giovedì 22 febbraio 2018

Benedizioni come se piovessero

Ok, caldo a 40 gradi percepiti con un tasso di umidità del 76%. Zaini per un totale di 20kg. Mal di schiena e varie. Diciamo che sta vita mi piega le gambe a fisarmonica. 
Destinazione Ipoh, perché l’acca finale ci sta, come nel bohhhh. 
Comunque, a parte la Malesia che è un sacco bella, ieri alle Batu Caves ho ricevuto l’ennesima benedizione, questa volta da un monaco Hindu. Ma poi tutte ste benedizioni, mi porteranno a qualcosa? No, perché ne ho ricevute un bel po’ da ottobre ad oggi, ma non so bene se fanno effetto. 
Sviluppi e programmi:
Da Ipoh avevo deciso di andare a Georgetown per poi attraversare il confine con la Thailandia. Poi sentendo un altro amico commerciante di sogni, ho optato - o così vorrei fare - per andare alle isole Perhentian per qualche giorno. Dice che sono uno spettacolo ed effettivamente dal video che aveva fatto un annetto fa, mi ricordo che lo sono. Quindi se tutto va bene, la deviazione per le spiagge si farà, per poi comunque andare a Georgetown e riprendere con il percorso inizialmente pensato. 
A quanto pare l’ingresso in Thai, seppur via terra, è stato esteso per 30 giorni e non più per 15, come da sito Farnesina. Anche se è un po’ a discrezione. Mi auguro che non abbiano il ciclo quel giorno. 
Sono veramente indecisa se rientrare dopo la Thailandia o proseguire per l’India, o per il Laos? Non lo so. Nel mentre ho inviato qualche curricula a random per vedere di fare una stagione. Mi manca lavorare, comunque. 

Avere a che fare con quei pazzi turisti della domenica, ma anche i business men che dagli il Wi-Fi e stanno a posto per sempre. Li adoro. Anche se chiedete 20 rotoli di carta igienica e vi fottete le saponette o gli omini negli armadi. Siete unici. 

domenica 18 febbraio 2018

Per la serie "alziamoci e partite"

Mi sveglio alle 6 per fare le cose con calma, tanto l’autobus per andare in Malesia è alle 7:45. Ci vogliono 10 minuti per raggiungere i terminal e quindi ho tempo. 
Alle 6:50 guardo il marsupio con intensità e penso: cacchio, ho solo 10$.. e mo?
E mo t’attacchi!
Guardo come stiamo messi a tariffe su Grab.. 22$ per fare 10 minuti di strada. Ma te sei fuori!
Scorro le opzioni e vedo GrabHich a 6$. Proviamo.. anche perché non ho alternative. L’app mi dice che il tipo ha tempo 10 minuti per decidere se accettare la richiesta, magari condividendo il mezzo. Prego la Madonna della Macadamia (di cui diapositiva) che accetti, e veloce anche. 
Dopo 7 minuti accetta. Tempo stimato 3 minuti. Dopo 15 minuti si perde per le strade di Singapore. Io che gli messaggio: WHERE ARE YOU????? Con tanti punti di domanda per sottolineare ma dove straca*** sei che ti vedo girare sul GPS come un piccione in calore. 
Salgo finalmente sul mezzo e gli dico che ho fretta e rischio di perdere il bus. Con la velocità di un ghepardo si lancia per le strade deserte - è domenica - e in 10 minuti siamo al terminal. 
Vedo l’autobus passare davanti a me..... troppo tardi. 
Vado al counter e mi imbarcano su quello dopo, dicendo che dopo la frontiera avremmo fatto lo scambio passeggeri. 

Frontiera passata con successo via terra. Malacca raggiunta con il bus giusto. 

Ma la domanda principale è: PERCHÉ!?

sabato 10 febbraio 2018

Sul treno per Yogyakarta

Sono stati giorni un po’ di ansia, come sempre quando mi appresto a fare qualcosa di nuovo ed in questo caso ad entrare in Indonesia. 
Spero che dalle Filippine siano così clementi, o sprovveduti, da non dovermi più richiedere alcun volo di uscita dal Paese in cui sto entrando.
Va tutto bene, a parte una tariffa che devo pagare per entrare al check-point d’immigrazione, non capisco, ma mi adeguo. Non ho voglia di tirare in piedi storie.
Arrivo al gate e la ragazza mi dice che devo pagare per il bagaglio. Mi stupisco perché ho acquistato il 20kg in più e quindi sono coperta. Mi dice che dovevo imbarcarlo però. Giusto, che scema. Sono passata dall’immigrazione senza prima passare dal check-in. 
Dopo varie discussioni pacifiche, richieste in ginocchio e occhi a forma di cuore, riesco a farmelo imbarcare senza pagare l’eccedenza, facendo smuovere la signorina del check-in.
Salgo sull’areo ed il primo volo fino a Kuala Lumpur è tranquillo, cosa che non si può dire sulla seconda tratta fino a Jakarta. Viaggio di notte ed si vede la cintura di Orione sopra la mia testa. Penso alle mie tre amiche che portano il nome di Barbara e che sono un po’ come quelle tre stelle sulla cintura. Tengono su i pantaloni e ti salvano il culo nei momenti di depressione.
L’aria di Jakarta la notte è fresca e umida. Prendo un taxi fino all’ostello e dormo 4 ore.
Il giorno dopo mi organizzo per raggiungere Yogyakarta. Prenoto ostello, treno, visite. Mi fermerò tre giorni sperando di riuscire a fare un po’ di yoga e meditazione nell’ostello in cui starò. Il parco che lo circonda sembra molto bello e pacifico.
Ora. Sono su un treno che, partito alle 8.30 am precise, arriverà a Yogya alle 4.35 pm. Vedo risaie a non finire. La signora seduta accanto a me è profumata, molto gentile e molto coperta. Mi viene quasi da mettermi il foulard in testa, per rispetto, mi sento quasi fuori luogo a non portarlo e a mostrare i capelli. Sarà normale?
Leggo Terzani e del suo cancro. Quando inizia la cura inizia anche il conteggio dei giorni nel suo diario: day one, day two, day three, come a tener traccia solo del tempo che passa sotto medicinali o di un nuovo pezzo di vita che sta cominciando? Mi viene da confrontare il mio conteggio dei giorni via dall’Italia. Conto i giorni per dimostrare quanto posso stare via o per tener traccia dei giorni che passano e che mi cambiano? Sicuramente un diario con delle tracce più o meno giornaliere aiuta a capire meglio il cambiamento. Le foto saranno un bel ricordo da custodire. I social sono sempre più il male del mondo e non nascondo di voler cancellare la mia identità un giorno sì e uno no. Di non dare più notizie a persone ipocrite, che si ricordano solo quando non ci sei, ma che fino a 4 mesi fa non sapevo nemmeno esistessi. Ora, tutti miei migliori amici che si mettono in bocca questa falsa amicizia per darsi un tono durante conversazioni inutili davanti ad un bicchiere di vino.
Ma chi sono io per giudicare quello che fanno e che forse è anche quello a cui aspiro? Ogni tanto sì, lo è.
Per fortuna ci sono gli amici con la a maiuscola e che non ti sbandierano come un trofeo che verrà poi dimenticato subito dopo la giornata delle premiazioni.

Rimango con il pensiero però a casa e spero che si risolva quello che sta succedendo nel migliore dei modi.

martedì 6 febbraio 2018

Con la testa tra le mani

E poi ti ritrovi con la testa tra le mani, chiedendoti "ma chi cazzo me l'ha fatto fare?".
E' una citazione comune a tutti - o quasi - quelli che viaggiano per lungo tempo credo o forse è solo una delle ennesime perle infilate sul filo questa collana di esperienze, positive e negative.
Fatto sta che sono stanca, che una volta che hai la tua privacy e la tua stanza privata, senza bisogno di condividere spazi con nessuno, non hai la libertà di movimento. Quando hai libertà di movimento, non hai privacy. So che non è un gioco, il volontariato. Ci vuole impegno, dedizione e non sempre è un volontariato come lo intendiamo noi in Italia.
So che non è un gioco viaggiare così. Mi sono sempre ritenuta una persona adattabile e fondamentalmente lo sono, ma sono anche cresciuta in una famiglia pulita ed ordinata e purtroppo sono due cose che mi piacciono.
Non lo so, ho mille pensieri che butto qui a caso e manco capisco cosa scrivo.
Avrei voluto vedere di più o avere scelta in quello che volevo vedere e del mio tempo libero e invece è stato organizzato e manovrato.
Avrei voluto avere scelta di non mangiare determinate cose e invece col sorriso sulle labbra le ho ingurgitate dicendo che erano ottime, perchè così mi è stato insegnato.
Avrei voluto cucinarmi un piatto di pasta, ma è finito il gas nella bombola e così si mangia domani, perchè oggi non c'è la riserva.
Avrei voluto trovarmi in una situazione in cui i topi non sono i migliori amici dell'uomo, ma lo sono i gatti, che mangiano quei fottuti topi.
Avrei voluto passare una giornata in spiaggia e in acqua e invece mi sono goduta ore di macchina e code in autostrada che manco il raccordo anulare nell'ora di punta.
Avrei voluto non essere morsicata da migliardi di zanzare, che sembra che ho la rosolia e da altrettante formiche rosse, che fanno un male cane.
Avrei voluto farmi una doccia, anche col mestolo andava bene, dopo una giornata in giro per villaggi con pidocchi e scabbia e caldo e afa, ma non c'era acqua.
Avrei voluto tornare a casa, per capire, sapere e vedere. Ma non è il mio posto quello... non lo so, forse sì, ma non capisco. Non capisco cosa sta succedendo.

Penso alla Grecia, continuamente.
Penso alla prima settimana qui - a Palawan - e alla doccia nella fonte a pompa, il campeggio, le isole, le spiagge e ancora ai sorrisi dei bambini che mi si avvinghiavano alle gambe per essere tenuti in braccio e cerco di farmela passare.
Dopotutto credo siano solo una serie di coincidenze, miste a stanchezza e al fatto che devo cambiare Nazione e chissà come andrà, nella parte musulmana dell'Indonesia.

Diario di un recluso

OGGI SONO FUGGITA! ahahahah, scusate, ma mi fa ridere sta cosa e per forza la devo prendere così, perchè veramente ho rischiato di impazzire, oltre che versare lacrime.
Stamattina mi sono preparata e sono scappata, prima che mi bloccassero e facessero domande.
Ho fatto quei pochi chilometri che mi portavano al centro commerciale perchè dovevo prendere delle cose di prima necessità ed una torta, per ringraziare dell'ospitalità.
Due chilometri, non di più, sotto il sole cocente, con le gocce di sudore che mi correvano lungo la schiena (e non siamo ancora in estate qui), ma da sola. Mi sono gustata la strada come non mai.
Non capisco oggettivamente quale sia la paura. Non mi sono sentita nemmeno per un attimo in pericolo. Nessuno sguardo insistente, nessuno che ha scambiato una parola o un sorriso se non ero io la prima a guardarli e sorridere.
Forse parlo troppo in fretta, ma a parte il traffico assassino dove "The power of the hand" ferma anche i cinghiali a 200 km/h, non vedo assolutamente problemi, per lo meno nella zona di Matina.
Domani sarà l'ultimo giorno qui e poi il volo per una nuova Nazione, che credo passerò velocemente evitando le zone turistiche. Mi auguro non facciano storie per il volo di uscita e di riuscire a finire con sta storia dei voli, ma mal che vada posso fare il Singapore che dovrebbe essere il più economico. 

lunedì 5 febbraio 2018

Samal

"Abbiamo 3 barangay da visitare sull'isola qui di fronte, Samal, vieni? Poi andiamo a fare il bagno. Lì le spiagge sono di sabbia bianca", ovviamente non dico di no. Finalmente rivedo il mare!
Prendiamo il battello dopo due ore di macchina e mi chiedono se voglio andare sul pontile. Faccio per andare e mi seguono... e si siedono in una zona in cui non si vede nulla con la schiena che da' verso l'isola... no, ma fai sul serio o mi prendete in giro?! Va beh vah, io mi siedo in prima fila è, voi fate quel piffero che volete!
Dopo 10 minuti di navigazione arriviamo al porto e scendiamo. Accanto una spiaggetta che mi indicano perchè poi vogliono tornare lì per fare il bagno... vicino al porto... siamo su un'isola, con spiagge bianche, vegetazione lussureggiante, il nulla cosmico e vuoi stare in un resort di dubbio gusto, pagando per entrare e vicino al porto... IO BOH! Spero sempre in uno scherzo.
Giriamo le varie barangay e nell'ultima c'è l'indicazione Vanish Island. Penso a quanto sarebbe bello andare in quel paradiso, provo anche ad accennare la cosa (avevo adocchiato curiosando nel web) e spero che la macchina svolti nella direzione della freccia... ovvio che no!!!
Andiamo verso il porto, yeah! Durante il rientro un baracchino che vende durian, così ci fermiamo a prendere sto frutto puzzolente che emana fetore in tutta la macchina... non sono convinta di volerlo assaggiare, magari più tardi è.
Entriamo nel resort, ma mi invento qualsiasi scusa per non fare il bagno in quella pozza, per paura di uscire con il terzo occhio e sei dita per mano, nonostante il caldo allucinante. No, proprio non ce la faccio, mi dispiace.
Arrivati in ufficio è ora di assaggiare il famoso frutto. Forza e coraggio.
In tutto questo viaggio, ho mangiato veramente tutto quello che mi hanno rifilato, ma mi sono promessa due cose: una di non mangiare scarafaggi, vermi, scorpioni (se non perchè me li tritano in qualcosa e non me ne accorgo) e l'altra è proprio di assaggiare il durian... per le formiche ci stiamo lavorando!
Ad ogni modo, mi dicono che puzza come pochi, ma il sapore è paradisiaco. Allora va bene, proviamolo. Lo annuso ed effettivamente è vomitevole, lo assaggio e sembra di avere in bocca il burro per la consistenza... il sapore?! Non ci siamo proprio. E' dolce, ma la puzza ha il sopravvento e non ce la faccio proprio. Grazie, ma no grazie.

domenica 4 febbraio 2018

Trekking, aquile e farfalle

Durante la prima riunione per stabilire il planning di queste settimane, mi hanno rifilato un'attività che quando l'ho letta ho pensato subito mi vedessero come una bambina di 7 anni.
"Ti portiamo a vedere le aquile filippine!", beh potete immaginare il mio sorriso da colica. Mi piacciono moltissimo gli animali, mi piace andare a vederli - nel loro ambiente naturale - e un po' meno o per niente negli zoo.
Questo parco non è esattamente uno zoo, ma un misto con un parco divertimenti. Ci sono i butterfly domes, il bird show, il bird dome ed il playground. L'unica cosa che come idea mi stuzzicava era il giro a cavallo, visto che era da anni che non mi permettevo di cavalcare.
Alla fine la mezza giornata è passata abbastanza velocemente e durante il pranzo mi chiedono cosa voglio fare successivamente. Sapendo che il budget per la giornata non era infinito ho proposto un qualsiasi posto come un fiume, una montagna, un trekking, QUALCOSA di free. Impossibile che sia tutto a pagamento!
Mi portano in un altro parco, a pagamento, l'Eden National Park. Mi danno in mano la cartina: "Cosa vuoi fare?", mai l'avesso chiesto.
Li ho portati a fare il trekking che porta in mezzo alla foresta pluviale! Quattro chilometri di percorso di cui ne facciamo solo due, causa stanchezza dei partecipanti e da una parte è stato meglio forse, perchè dopo due minuti seduti al bar, ha iniziato a diluviare... solo lì ovviamente, perchè in città c'era un sole che spaccava le pietre.
Di rientro cerchiamo un baracchino che venda quel frutto che puzza come i miei calzini dopo 30 km di camminata, piscio di gatto, cane bagnato e ratto delle sabine, il famoso durian o dorian. Non lo troviamo, ma troviamo il mangaron e che sa di litchis, per fortuna mi sono salvata anche oggi.

giovedì 1 febbraio 2018

Chiamatemi Genio

OOOOllà, oggi è il 1° febbraio, ieri c'è stata la super Luna, fra 7 giorni cambio Nazione, tutto procede bene... Ah sì?
La super Luna ieri sera, bau, non pervenuta causa unico giorno dell'anno in cui nelle Filippine probabilmente c'è nuvoloso, ma mi pare ovvio e così me la perdo, per l'ennesima volta.
Mi sveglio con l'idea di fare il check-in online del prossimo volo (mi auguro l'ultimo) e verificare l'orario di partenza per organizzarmi... convinta di aver prenotato per l'8 febbraio, chiaro! E invece no, ho prenotato per il 13, per colpa di quella simpatica ragazza giapponese al desk che mi metteva fretta, condita con un wi-fi pessimo all'aeroporto di Fukuoka e la banca che mi chiede nei momenti meno oppurtuni il codice a 4 cifre che arriva puntualmente sul numero italiano (metti la sim, togli la sim). Tornando al 13.. il mio visto scade il 10 e sono fuori di 3 giorni. Ora, io non so che problemi abbia l'app della AirAsia, ma un upgrade a sta minchia di applicazione la vogliamo fare o no? Un'ora e dico UNA intera per prenotare un volo da Davao a Jakarta.
Comunque, colgo l'occasione per buttare via ancora qualche decina di euro per cambiare la data, verifico se arrivando all'1am ci saranno dei taxi, bus, biciclette, marmotte che mi possono trasportare in centro, vedo se esistono delle SIM cercando a sto giro di non farmi inculare come è successo qui in aeroporto (NON SI COMPRANO LE SIM IN AEROPORTO, CAPRA!), installo Go-Jek che è un'app tipo Uber/Grab, chiedo info all'ostello dove avrei deciso di soggiornare per due giorni... Attendo risposta.
No maaaa, stai sul pezzo mi raccomando