Ieri sono partita con il presupposto di non arrabbiarmi qualora avessi avuto una delusione dal monte Aso. Ad arrivarci però al monte Aso.
Questa mattina mi sono svegliata tranquillamente e ho fatto colazione. Durante la quale ho conosciuto la mia room mate e così abbiamo iniziato a chiacchierare. Il tempo passa ed i pullman pure.
Arrivo al terminal degli autobus e per 10 minuti ho perso quello che avrebbe fatto al caso mio. Quello successivo era troppo a ridosso con l’orario di rientro e quindi ho salutato da lontano il monte Aso.
Chiaramente incazzata come una biscia, ho deciso di andare a riappacificare la mia mente ed il mio corpo in un giardino giapponese a 4 km dal centro. Credo di essere rimasta uno o due ore a fissare un airone bianco che pescava e al quale ho fatto un servizio fotografico.
Di rientro sono passata al terminal di nuovo, per prenotare il posto autobus verso Kagoshima, ultima mia frontiera e tappa per questo giro su Kyushu. Io e questa isola ci rivedremo a inizio gennaio, ma non voglio svelare nulla per il momento.
Il mezzo più economico che ho trovato era il bus e quindi, va benone, anche perché così non dovrò cambiare mezzi per tutto il viaggio, per una volta.
Facendo un passo indietro, ero rimasta senza batteria e quindi qual’è il miglior posto al mondo dove scroccare elettricità se non uno Starbucks? Mentre ero alla finestra a bermi il mio vanilla latte tall (come sempre) con aggiunta di cannella, vedo un ragazzo che guarda nella mia direzione, ma poi si dirige al Macdonald davanti. Dopo poco ritorna ed entra, prende un caffè ed esce sedendosi al tavolo esterno. Tempo 10 minuti e lo vedo salutare qualcuno dall’altra parte della strada… Ma vedi quant’è piccola questa città. Un’altra volta Sean, il ragazzo del giorno prima.
Esco a salutarlo e conosco il suo amico. Parliamo un po’ e scopro che siamo vicini di casa - lui è Albanese, di Tirana - ed iniziamo a raccontarci della giornata.
Il fatto che questi ragazzi abbiano deciso di vivere definitivamente in Giappone, hai miei occhi è affascinante, devo ammetterlo. Ma non perché io non abbia mai pensato di vivere al di fuori dell’Italia, anzi, però il Giappone. E’ una terra che io amo, per la quale ho speso anche del tempo per le ricerche fatte, per la mia stessa tesi di maturità, per le persone che ho conosciuto e che porto nel cuore, ma no, non credo riuscirei a vivere qui.
E comunque, si sono aggiunte altre due room mate, e una sta già dormendo con la bocca aperta e russando. E se facessi come nel film di Pozzetto “il ragazzo di campagna”, quando ingoia il ragno?
Fatto sta che stanotte non si dorme, o meglio, fammi cercare i tappi per le orecchie.